I due figli di Nicola II scampati alla fucilazione da bambini e da adulti:
Anastasia (o Maria?) e Aleksej.
Titolo del libro: Romanovi. La fine di un mistero
Autore: Donka Ĭotova (giornalista della città di Stara Zagora).
Casa Editrice: “Novata tsivilizatsija”[lett. La Nuova Civilizzazione]). Il volume in questione è il ventesimo della collana “Biblioteca Anastasija”.
Prefazione (pp. 5-6) a firma di Atanas Panchev (Membro della “Ruskata Rodova Akademija; Laureato in giurisprudenza; Editore del giornale “Rodovo imenie”; Direttore della Casa Editrice “Novata tsivilizatsija”[lett. La Nuova Civilizzazione]). Nella prefazione l’editore ringrazia l’autrice Donka Ĭotova per avere scelto la propria casa editrice per la pubblicazione della seconda edizione del libro “Romanovi. La fine di un mistero” (l’enorme successo di pubblico della prima edizione ha reso presto necessaria la pubblicazione di una seconda edizione). Il libro, nelle parole dell’editore, “(…) svela il collegamento tra l’ultima famiglia di zar della Russia e la Bulgaria. (…) La famiglia Romanovi ha giocato un ruolo molto importante anche per la liberazione della Bulgaria, guidando guerre contro l’impero ottomano, a favore della liberazione e della prosperità dei popoli balcani”.
Donka Ĭotova segue le sorti degli ultimi eredi dello zar russo, le loro vicissitudini nel corso delle varie emigrazioni e la fine della loro esistenza terrena in Bulgaria. Da autore e giornalista straordinaria quale è D. Ĭotova esamina e aggiunge alla sua ricostruzione nuovi fatti con relative prove. Tale percorso di ricerca ne fa uno dei migliori autori del nostro tempo”.
I capitolo (pp. 7 – 28).
Da Ekaterimburgo il mistero potrebbe essere svelato nell’area di Kazanlăk. Le due sepolture a Gabarevo sono regali?
Nell’articolo così intitolato apparso nel numero 1/1993 a Kazanlăk nel “Седмични вести” (Sedmichni vesti), a firma dell’autore Dimităr Njagolov è stata avanzata, per la prima volta, l’ipotesi che due dei bambini dei Romanovi, l’ultima famiglia di zar russi, abbiano concluso la loro esistenza nel villaggio di Gabarevo, nella regione di Kazanlăk. D. Ĭotova riporta tra virgolette (qui tradotto e trascritto in corsivo) il testo stesso delle riflessioni di D. Njagolov, che hanno alimentato l’interesse per la questione:
«Il 17 luglio 1918 nell’Ekaterimburg per ordine di Lenin i soldati dell’armata rossa fucilano lo zar Nicola II e la sua intera famiglia. Nel 1991, riportati alla luce i loro scheletri, inizia la loro identificazione. Sulla base dei dati della rivista francese “Express”, grazie a studi genetici comparativi è stato possibile riconoscere i resti dello zar, della zarina e di tre delle loro figlie. Non sono stati trovati, invece, gli scheletri di altri due figli della coppia reale: Alekseĭ e Anastasija. Anastasia è nata nel 1901, Alekseĭ nel 1904. Confrontando i dati di nascita, i ricordi degli abitanti anziani del villaggio di Gabarevo, così come i dati dei registri comunali e parrocchiali, propongo ai lettori la possibilità che Anastasia e Alekseĭ abbiano concluso la loro vita in questo villaggio bulgaro, nella regione di Kazanlăk. Nel 1924 (o – come precisa D. Ĭotova con una nota al testo riportato di Njagolov – piuttosto nel 1922) giungono nel villaggio di Gabarevo, si pensa dalla Turchia, tre guardie bianche (belogvardeĭtsi) con cappotti militari: il dottor Piotr Aleksandrovich Alekseev, nato il 15 gennaio 1884, che è stato poi nominato medico condotto del villaggio; una giovane donna di nome Eleonora Albertova Kriuger, di 24 anni, da Pietroburgo e un giovane, noto come Gheorghiĭ (George) Pavlovich Zhudin. Secondo il registro parrocchiale dei matrimoni di Gabarevo il 26 settembre 1924 il dott. Piotr Aleksandrovich Alekseev – di 40 anni, nato nella città di Smolensk, in Russia - e Eleonora Albertova, di 24 anni, vedova, nata a Pietroburgo, in Russia, si sono uniti in matrimonio. Come è scritto, invece, nel registro dei defunti, Eleonora dott. Petyr Aleksieva (il nome del dottore è in questo caso bulgarizzato) è morta a 55 anni di età, il 20 luglio 1954, mentre Gheorghiĭ (George) Pavlovich Zhudin risulta morto di tubercolosi a 30 anni di età, nel dicembre 1930. Entrambi sono stati seppelliti nel vecchio cimitero di Gabarevo, attualmente trasformato in parco.
Gli anziani e le persone di mezz’età di Gabarevo ricordano il dott. Petăr Aleksiev e la sua compagna, che chiamano più familiarmente signora Nora. Nella popolazione locale ha sempre suscitato una strana impressione la loro convivenza e il fatto che sembrassero nascondere segreti relativi al loro passato, al periodo – cioè – precedente il loro arrivo nel villaggio bulgaro.
Il dott. Aleksiev viene sempre descritto dagli abitanti di Gabarevo come persona laboriosa, come medico dedito alla cura dei propri pazienti e, al tempo stesso, come uomo socievole, a cui piaceva intrattenersi con le compagnie (occasioni in cui si presentava da solo, senza la signora Nora) e suonare romanze alla chitarra. Morì all’età di 80 anni, il 20 settembre 1964, in solitudine (lontano dalla propria patria – la Russia - e dalla propria casa), non lasciando altro che il piacevole ricordo di sè nella popolazione di Gabarevo. Quella con la signora Nora non è mai stata una convivenza “da coppia sposata”. Sebbene ottimo medico e persona intelligente, la personalità della signora Nora è sempre stata percepita dagli abitanti di Gabarevo, come superiore; la donna è infatti descritta “di stirpe – origine regale”. La signora Nora è una donna alta, bella, con moderna acconciatura, sempre elegantemente abbigliata, che suscita negli abitanti del villaggio che la ospita un atteggiamento di profondo rispetto: a lei e al suo cagnolino (di una razza mai vista prima dagli abitanti di Gabarevo), per esempio, viene ceduto per strada il passo). La signora Nora possiede una grande e profonda ferita sul collo (da arma da fuoco?) e parla con voce nasale. Profondamente erudita – parla francese, tedesco, inglese e conosce la matematica, la storia e la geografia – fornisce lezioni gratuite agli studenti del villaggio, che lo desiderino. Suona il piano e dipinge (con colori ad olio e con acquarelli). Alcuni dei quadri realizzati dalla signora sono conservati nelle case delle sue amiche a Gabarevo. Insegnava, inoltre, alle fanciulle del villaggio alcune attività domestiche e decorative (per esempio, la coltivazione di fiori e la cura dei giardini). Sulla base dei racconti forniti dai suoi ex allievi, la signora Nora fumava molto e faceva uso di morfina (oppio). Spesso cadeva in uno stato confusionale, si irrigidiva con tremori alle braccia fino a quando non prendeva una piccola pillola, simile a sapone fatto in casa. Appena dopo aver preso la pillola tornava a tranquillizzasi e appariva di nuovo felice, le sue braccia cessavano di tremare e la lezione riprendeva normalmente.
Nel settembre 1944, quando giungono in Bulgaria le truppe sovietiche, la signora Nora cade nel panico. Durante il passaggio dei militari nel villaggio ella si nasconde “nel profondo della terra”. Il piano dell’ambulatorio in cui vive con il dottore rimane chiuso per giorni; lei non incontra nessuno e persino il dottore non si reca da lei ma dorme nel proprio studio. Le finestre sono oscurate attraverso tende pesanti.
Ma ciò che risulta ancora più strano è il suo atteggiamento nei riguardi del dottore Aleksiev: un rapporto più proprio di una padrona nei confronti di un servitore, piuttosto che di una moglie nei confronti di un marito. Nessuno mai ricorda che essi siano vissuti come una coppia e come una famiglia. La donna sembra trattarlo con disprezzo. Gli allievi lo sorprendevano, talvolta, a mangiare sui gradini della scala del proprio ambulatorio e spesso percepivano le grida di lei che urlava “canaglia!”. Il dottor Aleksiev, al contrario, si comportava con la signora Nora sempre con deferenza, quasi la temesse (un timore proprio di un sottoposto). Dopo la morte della signora Nora lui si recava presso la sua tomba.
Interessante risulta il seguente episodio: anni dopo il decesso della signora Nora, inavvertitamente, uno dei presenti rompe la chitarra a sette corde del dottore Aleksiev. Fino ad allora il medico era sempre apparso sereno e suonava piacevoli romanze russe. Mentre la compagnia di amici continuava a divertirsi dopo la rottura della chitarra, il dottor Aleksiev scompare. Attendono invano il suo ritorno per due ore, dopodichè iniziano a cercarlo. Lo trovano, alla fine, seduto nei pressi della tomba della signora Nora, pensieroso e triste, intento ad accennare, pizzicando appena le corde della chitarra rotta, tristi accordi. Il segreto sulla vera natura del loro rapporto, collegata alle loro diverse origini e con la vita condotta prima del loro arrivo a Gabarevo è seppellito con loro. Sebbene il vecchio cimitero in cui sono stati seppelliti la signora Nora e George sia stato oggi trasformato in parco e sebbene manchino i monumenti funerari relativi a tali deposizioni gli abitanti di Gabarevo ricordano precisamente dove si trovassero le loro sepolture. E’ possibile che lì riposino i resti di Anastasia e Alekseĭ, i due figli dello zar Nicola II e che il mistero di Ekaterimburg trovi una sua definitiva soluzione sotto i due pini nel parco del villaggio di Gabarevo, nel territorio di Kazanlăk ».
Dimităr Njagolov (nato nel 1941), autore del materiale appena riportato e apparso nell’articolo precedentemente citato è il figlio (oltre che noto neurologo di Kazanlăk è scrittore e autore di alcuni libri di racconti) del vecchio sacerdote di Gabarevo, in servizio presso la chiesa del villaggio a partire dal 1935. Il sacerdote seppellì sia Nora che il dottor Aleksiev.
D. Ĭotova nota che il dott. Njagolov conosce e può ricostruire molti dettagli della vita dei personaggi in questione; dal momento, però, che un articolo di giornale non può, necessariamente, contenere tutti i particolari della vicenda, sente la necessità di approfondire la strada tracciata da Njagolov sottolineando che Njagolov abbia dimenticato di ricordare un argomento molto importante a sostegno dell’ipotesi da lui stesso sostenuta (quella, cioè, dell’identificazione di Nora e George con Anastasia e Alekseĭ ). Si tratta del racconto della madre dello stesso Njagolov, che D. Ĭotova riporta (p. 11). Un’amica della madre di Njagolov – di origine austriaca, di nome Charlotte, sposata con un avvocato – visse a Gabarevo e divenne amica della signora Nora. Separatasi dal marito Charlotte prende i voti e si chiude in un monastero presso Veliko Tărnovo. Dopo un certo periodo di tempo, trasferitasi a Kalofer (di nuovo vicino a Gabarevo), Charlotte e la madre del dottor Njagolov possono tornare a frequentarsi a Gabarevo. In occasione di tali incontri, Charlotte era solita affermare che Nora serbasse in sé un segreto. Raccontava, infatti, che una volta chiese a una sua amica di Kalofer, conservatrice presso la casa –museo “Hristo Botev”, impegnata in una missione di lavoro in Unione Sovietica (probabilmente tra gli anni ’50 e gli anni ’60 del XX secolo) di vedere alcune fotografie della famiglia Romanovi. Sostenne che dalle fotografie era evidente che i due figli di Nicola II fossero in Bulgaria.
D. Ĭotova riporta che i racconti degli abitanti di Gabarevo riferiscono del carattere riservato della signora Nora (che avvicinava quasi esclusivamente soltanto i bambini del villaggio). Di fronte ad essi la signora Nora ricordava la sua “ stanza regale”, il fatto che “facesse il bagno in una vasca d’oro” e che servitori le tagliassero le unghie”. Nora (così come il dottor Aleksiev), in generale, non parlava mai chiaramente del suo passato e, quando lo faceva, forniva volontariamente dati discordanti. D. Ĭotova si chiede se – in virtù dell’amicizia e del fatto che entrambe fossero straniere - Nora non avesse rivelato qualcosa del suo passato alla viennese Charlotte.
L’autrice riporta, inoltre, un passo di una lettera scritta da Nora ad una sua amica nel 1951 (nel libro non viene specificato altro su tale missiva). In esso si legge: “ Tutto nella mia anima è caos, ferita e turbamento. Non voglio nulla, mi sono rannicchiata in un piccolo pezzetto per non vedere nessuno e affinché mi lascino in pace con il mio disgraziato destino”.
In un altro punto della medesima lettera si legge: “sembra che abbia preso ad odiare anche Gabarevo e questa casa, in cui non riesco a rimanere. Solo quando si fa sera corro ovunque vedono gli occhi.”
Ancora, D. Ĭotova riporta che poco dopo la pubblicazione dell’articolo di Njagolov un’equipe del giornale della capitale “Trud” (lett. “ Lavoro”) visitò Gabarevo e raccolse dagli abitanti del luogo informazioni in riferimento agli strani venuti nel villaggio.
Nel corso di tali incontri con la popolazione del luogo e sulla base dei racconti raccolti è stato possibile precisare l’anno in cui i tre emigranti russi giunsero a Gabarevo.
Inizialmente vennero il dottor Aleksiev e la signora Eleonora. Insieme ad essi viene menzionato anche il sottoposto Mitrofan. Successivamente giunse un giovane uomo, noto con il nome di Georghij (George) Pavlovich Zhudin. Tale, per esempio, è la testimonianza della signora Ruska Todorova Petrova (nata nel 1921): al momento dell’arrivo dei personaggi russi in questione, la signora aveva appena 9 mesi (il fatto le sarebbe stato raccontato dalla madre). L’anno preciso sarebbe il 1922, dopo la sagra del “Rozhen” sui Rodopi che si festeggia ogni anno il 28 agosto, per la Santa Vergine.
Anche la signora Ruska Todorova Petrova ricorda, come altri, che lo sfogo della signora Nora fosse rappresentato dai bambini, dai libri e dai cani, che la sua casa fosse sempre aperta ai bambini, ai quali impartiva lezioni gratuite di lingue straniere, storia, geografia e matematica.
Tutte le persone intervistate sull’argomento hanno confermato che la signora Nora fosse dedita alla lettura e assidua frequentatrice delle biblioteche di Gabarevo, di Kazanlăk (mentre leggeva fumava e talvolta nei libri sono rimasti buchi causati dalla caduta della cenere sulla pagina) e della biblioteca della Casa degli invalidi di guerra, a Shipka.
Anche in questo caso, le persone intervistate hanno ribadito che circolasse nel paese l leggenda che la signore Nora fosse figlia di un re e che, talvolta, lei raccontasse delle agiatezze a cui in passato era stata abituata. In qualche occasione avrebbe rivelato di essere figlia di un conte. Lo stesso dottor Aleksiev riferiva di essere molto grato al padre di Nora, perché grazie a lui aveva potuto frequentare la facoltà di medicina. Il medico raccontava, inoltre, di avere in Russia un fratello illegittimo, che gli somigliava molto.
Tutti, compreso il sacerdote Njagolov (oggi 82enne) che era vicino al dottore, erano del parere che il matrimonio fosse finto, solo per non dare nell’occhio in una società patriarcale come quella della Bulgaria dell’inizio del XX secolo. Nora e il dottore dormivano in stanze separate e sebbene Nora si preoccupasse di preparare i pranzi e le cene e provvedesse ai vestiti del dottore, si comportava come padrona. Lo chiamava “Petrushka”.
Maria Ivanova Barakova (un’abitante di Gabarevo, nata nel 1912), per esempio, racconta che i suoi genitori vivevano insieme ai suoi nonni Anghel Burmov e Ruska in diversi appartamenti di uno stesso palazzo. La casa dei nonni si componeva di due stanze e due ripostigli. Quando aveva 10 anni, dopo che i genitori tornarono dalla festa di Rozhen, notò che presso il nonno era arrivato un russo. L’ospite dormì in una delle stanze della casa dei nonni. Si trattava, come le dissero, di un medico (il dottor Aleksiev). Mesi dopo arrivò anche una donna (Nora), anch’essa di origine russa. Elegante e ben vestita, fumava e aveva con sé quadri. Condivideva la stanza con il medico, pur non vivendo – apparentemente – come coppia. Alcuni mesi dopo (sebbene la signora Bakarova non possa precisare precisamente dopo quanto) presso Nora e il dottore arrivò un terzo russo, detto Mitrofan. La signora Ivanova Bakarova ricorda che Mitrofan le dava caramelle e le raccontava di avere una figlia anche lui. Il suo compito era quello di cucinare per gli altri due ospiti russi. Trascorso un altro periodo di tempo, i tre si trasferirono in un’altra abitazione – la casa libera degli Shinevi. Si trattava di una famiglia che viveva a Kazanlăk e che si occupava del commercio dell’olio di rose.
Vicina dei russi era Anka Vălcheva. Accanto alla casa della famiglia degli Shinevi si trovava la scuola frequentata dalla signora Barahova che continuò, così, a vedere i tre signori stranieri. Dopo un certo periodo di tempo Mitrofan scomparve.
Gli Shinevi vendettero la loro casa, cosicchè Nora e il dottore si trasferirono nella casa di Filip Bojadzhiev. Qui, una sera, il sacerdote Nicola, li sposò. Poco dopo Nora e il dottore lasciarono la casa di Filip Bojadzhiev e si trasferirono in quella degli Yrumovi. Allora presso di loro arrivò George ( si tratterebbe, quindi, dell’autunno 1924, due anni dopo Nora e il dottore). Si trattava di un ragazzo alto e magro. Molto giallo, come vetro. Era malato di tubercolosi (almeno questa era la versione ufficiale). Particolare impressione suscitava in Maria Barakova l’affetto di Nora nei confronti di George.
Cose non dissimili ricorda, pure, il signor Marin Iliev (nato nel 1915 e figlio della signora Anka Vălcheva, ricordata appena prima come vicina di casa di Nora e del dottore, durante il loro soggiorno presso la casa degli Shinevi): l’uomo - nel corso di una conversazione avuta nel 1995 con D. Ĭotova – ha riferito di ricordare di avere un giorno (all’età di 7 anni) notatol’arrivo nella casa vicina alla sua di tre persone (due uomini e una donna, tutti vestiti con cappotti militari) scaldarsi vicino ad un fuoco. Oltre a Nora e al dottore si trattava di Mitrofan, a cui piaceva la vodka e che spesso si recava a bere una rakia con suo nonno, di ritorno dal lavoro.
I tre russi in questione arrivarono a Gabarevo quando al potere si trovava Alksandăr Stamboliĭski. A causa di un potente membro del partito agrario in Bulgaria, il dott. Hadzhiiliev del villaggiod i Viden, per ragioni partigiane trasferì il dottor Aleksiev nel villaggio di Tsar Asparuhovo (nel comune di Stamovo, nel terriotrio di Stara Zagora). Con lui si trasferirono anche Nora e Mitrofan. Ma dopo poco tempo, in seguito ad un consiglio comunale, politici locali votarono per il ritorno a Gabarevo del dottor Aleksiev (già prima di questa decisione, in paese, si raccolsero molte firme in favore del suo rientro in paese come medico condotto).
Tra il 1924 e il 1925, secondo il racconto del signor Iliev George sarebbe giunto a Gabarevo (nel 1925 la signora Natalija Danova – altra abitante di Gabarevo- racconta di essere stata tenuta a battesimo da George e da Nora).
Il signor Iliev ricorda che George fosse malato di tubercolosi e che però cucinasse e preparasse insalate per Nora e il dottore. Sebbene bambino il signor Iliev fu colpito dal fatto che a un malato di tubercolosi si permettesse di cucinare, sebbene con il rischio di trasmettere la malattia. George giocava con un piccolo cagnolino (nell’arco della loro vita a Gabarevo i russi ebbero solo due cani). Iliev avrebbe ascoltato suo nonno raccontare che George avesse un fratello (Kostantin) in Turchia, che al momento – data la situazione politica in Turchia – non poteva uscire dal paese per raggiungere la Bulgaria. Kostantin sarebbe arrivato a Gabarevo intorno al 1928. George muore nel 1930. Il cognome di George e di Kostantin sarebbe stato lo stesso (Zhudin). Dopo la morte di George Kostantin rimase ancora alcuni mesi a Gabarevo, per poi partire alla volta di Sofia, dove lavorò presso la delegazione francese.
Alla domanda rivolta al signor Iliev se all’epoca si parlasse del fatto che George ed Eleonora fossero fratello e sorella, il signor Iliev risponde che non se ne parlasse e che la cosa fosse assurda.
Il signor Iliev racconta, poi, che nel 1939 Nora e Kostantin parteciparono alle nozze della sorella del sign. Iliev, celebrate a Sofia (nel libro è riportata la foto che ritrae Kostantin e Nora alle nozze: vedi p. 101. Subito dopo il matrimonio, Kostantin avrebbe invitato a cena presso la delegazione francese Iliev e sua sorella. Da sua sorella seppe, poi, che Kostantin avesse sposato una giovane originaria di un villaggio nei dintorni di Sofia, e che in quello stesso villaggio visse fino alla morte.
Alla domanda se ricordasse dove Nora avesse una ferita, Iliev risponde sulla guancia e ritiene che fosse stata determinata da un proiettile.
Alla domanda se Nora parlasse mai del suo passato, Iliev risponde negativamente, ricordando soltanto di alcune affermazioni talvolta fatte dalla donna, a proposito del fatto che fosse solita in passato fare il bagno in una vasca d’oro e che avesse al suo servizio numerose cameriere.
Nell’atto di morte della signora Nora è scritto che i dati relativi alla defunta sarebbero stati forniti proprio dal signor Iliev. Lui risponde di non ricordare questo particolare. Quando l’autrice fa notare il fatto che accanto alla nazionalità di Nora , nell’atto, si registra una correzione (sopra all’aggettivo russa, cancellato, sarebbe stato scritto “polacca”), Iliev afferma di non avere mai pensato che Nora fosse polacca e che tale idea fosse venuta ad alcune persone sulla base del fatto che Nora sembrasse non avere simpatia per i Russi. A Gabarevo c’erano emigrati russi ma lei non li frequentava. Frequentava e vedeva soltanto tre famiglie.
L’intervista fatta dall’autrice alla sorella del signor Iliev (Lalka Anghelova, nata nel 1919, incontrata nel settembre 1995) inizia con una domanda relativa a Kostantin (chi fosse). La signora Anghelova risponde di aver conosciuto da bambina Kostantin (il quale sarebbe venuto a Gabarevo per ricongiungersi al fratello George, avrebbe lavorato poi per l’ambasciata francese, si sarebbe spostato a Sofia nel 1939 e avrebbe partecipato alle sue nozze insieme a Nora).
Alla domanda se George e Kostantin si somigliassero, L. Anghelova risponde di no (George era più alto e magro, Kostantin più chiaro e più pieno).
Nora, invece, avrebbe rivelato a sua madre e più tardi a lei di avere avuto una figlia, purtroppo morta, che avrebbe avuto l’età di Anghelova se fosse sopravvissuta.
L. Anghelova, in generale, descrive Nora come una donna alta, elegante, con un lungo collo. Per questo avrebbe indossato sempre dei foulards. Le mani erano sempre curate, i capelli rossi, la carnagione chiara. Anche Anghelova riferisce di una ferita sulla guancia e non sul collo (l’assenza di una cicatrice sul collo sarebbe secondo l’Anghelova provata dal fatto che nel corso di un breve soggiorno a Pavel Banija con Nora le due donne avrebbero dormito nella stessa stanza e che, dunque, l’Anghelova vide Nora svestita). Nora non raccontò mai di come si fosse procurata quella cicatrice sulla guancia, così come mai parlò della sua vita ( a parte aver menzionato una zia, rande fumatrice, che le avrebbe trasmesso il vizio del fumo e dell’uso dell’oppio).
Anghelova conferma le informazioni fornite dal fratello Iliev per quanto riguarda le date di arrivo dei tre russi (compreso Mitrofan). A proposito di George Anghelova ricorda che fosse malato di tubercolosi ma che il dottore diceva che non fosse contagioso. La donna afferma, inoltre, di sapere da loro che lasciata la Russia fossero stati per lungo tempo in Grecia, a Lemnos. Lì avrebbero venduto ogni gioiello per acquistare del pane. A Gabarevo sarebbero giunti senza più nulla. Nora non avrebbe mai raccontato nulla del suo primo matrimonio: parlava invece della bambina avuta, che – se viva avrebbe avuto la stessa età dell’Anghelova.
Alla domanda se Nora e George si somigliassero Anghelova risponde di no e afferma che non fosse possibile che fossero fratelli. La donna racconta, inoltre, di ricordare di un viaggio fatto da Nora in Germania nel 1936, dove rimase per un anno (ospite di una coppia conosciuta a Gabarevo: lui commerciante, lei tedesca).
Nora non parlava mai della sua famiglia di origine: le uniche informazioni date riguardavano il fatto che la famiglia fosse molto ricca e che disponesse di servitù.
Anghelova ricorda che la coppia Nora e il dottore, dopo aver abitato la casa degli Urumovi si trasferì presso l’ambulatorio medico. Esso era vicino al cimitero e spesso lei e Nora si recavano al cimitero presso la tomba di George.
L Anghelova descrive il luogo in cui si trovano le sepolture di Nora e di George presso il cimitero di Gabarevo. Afferma che dal pino fino alle loro tombe non ci fossero altre sepolture. Sotto di loro si trovava la sepoltura di un tedesco prescipitato, in seguito al crollo del ponte sul fiume Tundzha nel momento in cui lo attraversava. Sulla strada non ci sono altre sepolture. Dopo la strada si trovavano le sepolture di Nora e George. Il pino è in corrispondenza della testa di George, mentre la tomba di Nora è a nord del pino. Non c’erano segnacoli se non una croce di legno ad indicare le sepolture e una sorta di scaffale per la deposizione di candele.
Due anni dopo l’incontro e l’intervista a Marin Iliev (morto nel 1997) e a sua sorella Lalka, D. Ĭotova ha cercato a Kazanlăk la figlia di Marin, la signora Mariana Ilieva. La donna ha mostrato all’autrice un album di famiglia nel quale si trova una foto in cui compaiono Nora, George e il dottor Aleksiev, davanti al Tempio- Monumento di Shipka (la foto è riportata nel libro, a pag. 104 ). La lunga frangetta che caratterizza la pettinatura di Nora nella foto viene dall’autrice messa in relazione con il fatto che nelle foto della famiglia Romanov delle 4 sorelle figlie di Nicola II la sola Anastasia è pettinata con la frangetta. Nel retro della foto Nora aveva riportato i nomi di tutte le persone che figuravano nella fotografia:
- Dott. P. A. Aleksiev
- Por. S. N. Abramov
- Mr Hika Pavlov
- M.me H.A. Aleksieva (si tratta di Nora. L’autrice del libro è tentata di sciogliere le sigle nel modo seguente: N (ikolaevna); A (nastasia); Aleksieva. Considerando, invece, la versione, secondo la quale Nora sarebbe figlia di un conte, il suo nome sarebbe dovuto essere Albert Krjugher (il nome ufficiale di Nora a Gabarevo, come appare dai registri), vissuto a Pietroburgo. Tale nome non compare negli 82 volumi dell’enciclopedia russa stampata a Pietroburgo dal 1890 al 1904. Il nome Albert è, invece, a detta dell’autrice, collegato con il principe Albert (1819-1861) della dinastia Sassonia- Coburgo. Nel 1840 egli diventa marito della regina inglese Vittoria, la quale è bisnonna della principessa Anastasia. L’autrice del libro si chiede se questa coincidenza non vada interpretata come la volontà di Nora /Anastasia di scegliere per il suo nome fittizio quello del suo bisnonno. Dalla bisnonna Vittoria viene peraltro l’emofilia, trasmessa agli eredi tramite le madri ai figli maschi. E’ noto storicamente che il principe Alekseĭ (George?) fosse malato di emofilia. Se il George di Gabarevo fosse effettivamente Alekseĭ bisognerebbe ritenere che la malattia di cui fosse affetto non fosse la tubercolosi ma piuttosto l’emofilia (ciò spiegherebbe perché – sebbene malato – cucinasse insalate, con il rischio di trasmettere la malattia.
- Mr. K. P. Zhilo (si tratta di Kostantin Zhudin, qui riportato con il cognome Zhilo). Nella foto è il quinto da sinistra a destra)
- M.me O. H. Pavlova, urzh. Pushkina
- Mr. G. P. Zhilin (Si tratta di George Zhudin, che Nora qui riporta come Zhilin. Nel registro di defunti di Gabarevo del 1930 è scritto: Georghi Pavlovich; atto 17, 28 dicembre 1930, nato a Ekaterinodar, 30 anni, di nazionalità russa, morto di tubercolosi. Il defunto è figlio legittimo di Pavel Stephanov, 68 anni, vivo e di Aleksandra Sergheevna, 60 anni, vivente)
- Polk. M.L. Revytskiĭ
- Hash ljubimjii pesy “Peks”
s. Shipka settembre 1928
(l’elenco è a p. 26; cfr. foto p. 105)
Capitolo II
Zamjatnik, il quale conduce i giovani principi in Bulgaria
Il racconto della vicenda dei Romanovi fatto dal dott. D. Hjagolov al giornale “Sedmichni vesti” di Kazanlăk venne pubblicato anche sulla stampa centrale. Alla fine di marzo, il giornale “Duma” (lett. “Parola) riporta sinteticamente la versione del dott. Njagolov. Subito dopo la pubblicazione del trafiletto, la redazione del giornale “Duma” riceve una lettera da parte del sign. Petăr Hristov Petrov da Kavarna (tale lettera fu pubblicata nel luglio 1995 sul giornale “Dnes” (lett. “Oggi”), stampato a Stara Zagora. In tale lettera l’autore racconta una storia interessante, avvenuta nel 1953. Allora l’autore della lettera, sedicenne, era studente presso il ginnasio di Kavarna era ricoverato nel reparto chirurgia dell’ospedale egionale di Balchik (costa nord orientale della Bulgaria). Nella stanza d’ospedale si trovava anche un malato anziano – Zamjatnik - una guardia bianca russa che una sera – chiamando a sé il giovane Petrov – gli avrebbe raccontato una storia, rivelando che quella fosse la prima volta che svelava questo segreto a qualcuno, convinto che non sarebbe uscito vivo dall’ospedale. Impiegato nello squadrone della cavalleria addetta alla sicurezza della famiglia dello zar, fu convocato nel 1918 dallo zar e fu incaricato di fuggire con due dei figli dello zar. Travestiti (con Zamjatnik si trovava anche la sorella minore ma indossando gilet e cinture sul corpo nudo in cui si nascondevano soldi e oro salirono sull’ultimo bastimento disponibile e giunsero ad Odessa (tranne la sorella di Zamjatnik che scese a Belgrado). Tempo dopo, nel tentativo di raggiungere in Serbia la sorella di Zamjatnik, lui e i principi transitarono in Bulgaria, non riuscendo a varcare la frontiera con la Serbia, rimangono in Bulgaria. A Sofia, dove Zamjatnik cerca aiuto medico per il principe, incontra un medico che gli propone di andare con lui a Kazanlăk.
Tempo dopo, Zamjatnik sarebbe partito per Belgrado per visitare la sorella. Di ritorno in Bulgaria, verrà informato della morte del principe (George muore nel 1930).
p. 69 ss.
Cap. VII
La messa in luce delle tombe a Gabarevo
L’idea di ritrovare le sepolture di George e Nora a Gabarevo e di riesumarne i corpi per realizzare sui resti analisi che possano, in qualche modo provare la loro possibile identificazione con i figli dello zar di Russia Aleksei e Anastasia, suggerita dall’autrice del libro, viene accolta da un gruppo di studiosi che si rendono disponibili a partecipare all’operazione. Si tratta del prof. Hristo Chuchkov anatomo patologo, all’epoca rettore del VMI di Stara Zagora (ora facoltà dell’università tracia), il prof. Ĭordan Ĭordanov, direttore dell’Istituto di morfologia sperimentale e antropologia presso l’Accademia delle Scienze di Sofia e la docente Maria Grozeva, responsabile della cattedra di Medicina legale e deontologia presso il VMI di Stara Zagora. Come detto George e Nora sono stati seppelliti in due diverse sepolture uno accanto all’altro, nel vecchio cimitero di Gabarevo, trasformato in parco nel 1956.
pp. 161 – 164. Il ritrovamento (già tentato, invano, nel luglio 1995 dalla menzionata equipe di specialisti) avvenne il 14 settembre 1996 ad opera del signor Blagoi Emanuilov e altre tre persone (la tomba di Nora; al polso rinvenuto un bottone con il motto tedesco Waldes Triumf, in riferimento ai giochi olimpici del 1936 e in ricordo del viaggio da Nora compiuto proprio in quell’anno, in Germania) e il 15 settembre (tomba di George). Ovviamente sarebbe auspicabile potere effettuare analisi di laboratorio e del DNA sui resti. Blagoi Emanuilov che ha rinvenuto i resti ha inviato due richieste di preventivo (in America e a Londra). L’America non ha risposto; Londra ha chiesto una cifra troppo alta ( 40000 leva = 20000 euro). In Bulgaria esistono istituzioni in grado di svolgere le analisi ma esistono problemi burocratici per il loro svolgimento, legati al fatto che si tratta di organismi statali. Blagoi Emanuilov non ha dato allo studioso Jordanov sufficiente quantitativo di ossa per poter effettuare analisi e studi di tipo antropologico sui resti (importante per lo studioso sarebbe poter analizzare le ossa lunghe, su cui sono più evidenti le tracce eventuali dell’emofilia).
In generale, secondo la ricostruzione dei fatti proposta dall’autrice, la fuga dei due membri della famiglia Romanov (Anastasia e Aleksei) sarebbe avvenuta durante la permanenza della famiglia reale a Tobolsk, dove giunse il 31 luglio 1917. Tre sosia (di Aleksei, di Anastasia e della loro cameriera Anna Stepanovna (Stefanovna) Demidova) presero il posto dei due principi e della vera cameriera (pp. 110-128).
P. 144 ss.
In una breve nota apparsa il 1.09. 1995 sul giornale bulgaro “24 chasa” (24 ore) si legge “il DNA dimostra che si tratta delle ossa dello zar Nicola II”. Nel testo si legge: “ le ossa rinvenute nel 1991 ad Ekaterimburg nella fossa comune appartengono effettivamente all’ultimo zar russo Nicola II, secondo l’equipe americano –russa. Lo dimostrano i test condotti nel corso di 3 mesi. Se la Russia accettasse l’expertise i resti potrebbero trovare degna sepoltura. Mancano i resti della principessa Anastasia. L’equipe britannica che aveva svolto gli esami sui resti nel 1993, ritiene che i suoi resti non fossero tra quelli rinvenuti nella fossa.
Il 31 luglio 1995 l’Interfaks di Mosca affermava: le ossa riesumate confermano che si tratti della famiglia imperiale. Si tratta dello zar, della zarina e delle loro figlie (Olga, Tatiana, e Anastasia). Gli altri resti appartengono alle persone del seguito, al medico di famiglia e alla cuoca, al lacchè e alla cameriera. Mancano le ossa del figlio Aleksei e della figlia Maria., i cui corpi, secondo molti sarebbero stati bruciati, dopo lo sterminio della famiglia….pp. 144-160.